CONTEMPORARY ANTHROPOLOGICAL ART IN SICILY
SIKANIA
REPERTI – ARTE ANTROPOLOGICA CONTEMPORANEA IN SICILIA
In apertura ritengo utile richiamare due nozioni che appartengono all’ ambito della ricerca estetica per poter comprendere alcuni dei motivi che caratterizzano le operazioni di Calogero Barba.
La prima è la nozione di straniamento, una definizione secondo la quale si la possibilità di fare percepire una “realtà” che generalmente conosciamo in termini inusuali, nuovi, inconsueti. Straniamento, “rendere strano”, è la traduzione del termine “ostranenie” coniato dai formalisti russi. Esso ci permette di superare l’inaridimento percettivo causato dal rapporto abitudinario con l’oggetto, per presentarlo alla curiosità, all’interesse di nuove letture o di una possibile rilettura, di nuove “visioni” presentandolo in maniera non quotidiana, non familiare.
Perché lo scopo dell’arte è di trasmettere l’impressione delle cose come visione e non come riconoscimento. Un’altra nozione necessaria, in questo caso, è la nozione di “pertinenza”. La pertinenza è la particolare identità che un oggetto materiale assume per una data cultura, in un determinato spazio, in un determinato tempo , in base alla funzione d’uso per la quale la stessa cultura lo ha prodotto e lo attenziona.
Cioè ogni cultura ha il suo “punto di vista” attraverso il quale una determinata società legge la realtà e gli oggetti della realtà. (Oggetto materiale – oggetto storico) Calogero barba è un viaggiatore che ritorna a considerare gli oggetti lontani dalla sua esperienza, lontani perché appartengono a un passato che non gli è più tanto prossimo, viaggiatore perché i suoi viaggi di ritorno gli permettono di scoprire ed usare oggetti che gli sono vicini in quanto fanno parte della storia della sua cultura, la cultura dell’agro contadino dell’interno della Sicilia; ma questo suo tornare ad osservarli, gli permette di esperire nuovi linguaggi nuovi punti di vista, nuove situazioni storiche dell’oggetto scardinandone la posizione culturale originaria rompendo la pertinenza dell’ oggetto offrendolo alla osservazione di altri punti di vista, mutando, come nel canto delle mille foglie, la propria relazione con le cose costruendo con esse nuove immagini di visione. Muta cosi il rapporto che l’oggetto ha con l’uomo.
Un uomo faber ha progettato e costruito l’oggetto legittimandolo da un punto di vista che determina la sua funzione; un uomo artista adesso rompe la sua pertinenza, muta il suo punto di vista, per cui si trasforma il suo essere oggetto storico e si pone come “materia” per divenire oggetto di nuove storicizzazioni, di nuove elaborazioni di punti di vista, per le provocazioni di un viaggio senza funzioni che è quello operato attraverso le vie dell’arte Calogero Barba si spinge anche oltre.
Affascinato dalla situazione culturale che ha prodotto gli oggetti che cita, sceglie anche la
loro mitologia, il loro essere parte di una sacralità del vivere che percorre antiche memorie, antiche fabbrilità, antiche ritualità. Cosi il cerchio, o circu, o scaffalettu, nato per essere posto sul letto per proteggere lo scaldino, diviene il punto sacro dal quale si sprigiona un’energia quasi divina che “strania” l’oggetto stesso, rompendone la pertinenza attraverso motivazioni di colore e di composizioni diverse.
A volte recupera la magia della circolarità del sacello sicano delimitando lo spazio dell’installazione attraverso ossido di rame e gesso.
A volte l’operazione di straniamento avviene, in alcune opere, attraverso l’aggiunta di una scrittura che sposta il senso verso altre suggestioni o verso delle trasgressioni
ironiche come nell’opera “Il papadoro”.
In “Sguardo frontale” ricompone in cera d’api, 10 gusci di tartaruga riprendendo l’elemento animale come traccia, come segno, avviando una ricerca di segni-memoria che conducono ad una ricognizione di modi e tempi di vivere indagati come impronte che disegnano nella terra il trascorrere del tempo attraverso il passare degli animali e dell’uomo.
E per vie della memoria, dispone ancora analogie e metafore come le tracce del ferro di cavallo e le impronte delle suole, quasi segni di un procedere che conduce alla “Soglia”, con l’utilizzo dei tradizionali battenti.
Tornando al discorso iniziale, Calogero Barba ci riconduce all’oggetto dopo il viaggio di separazione della storia per procurare attraverso di esso nuove sperimentazioni di visioni, creando diverse relazioni tra le cose, per andare nuovamente oltre le cose stesse.
In effetti una continua proposizione di situazioni di straniamento, di rottura delle pertinenze, quindi dei punti di vista che riconducono attraverso operazioni strutturaliste, spesso gli oggetti ad essere quasi materiali vergini, informi, senza nome, quasi colore e forme, che entrano a fare parte di composizioni o di installazioni che articolano rapporti visivi e di equilibrio per nuove esplorazioni di senso, per nuove esplorazioni di spazio, per nuove definizioni che instaurano nuovi rapporti con l’uomo.
Gli oggetti superano cosi il momento della citazione per divenire segni e strumenti di un linguaggio artistico che da una parte mantiene i legami con la storia della nostra cultura e, dall’altra, si avvia verso nuove scritture attraverso la ricerca dell’arte, innescando processi continui di separazioni, di allontanamenti e di ritorni che aprono, attraverso l’esperienza delle cose che ci sono vicine, nuove esperienze di conoscenza.
Caltanissetta , 1997 FRANCO SPENA
ARTE CONTEMPORANEA E ARTE ANTROPOLOGICA, di Franco Spena |
UN VIAGGIO FRA GLI ARTISTI CHE UTILIZZANO NELLE LORO OPERE OGGETTI APPARTENENTI ALLA CULTURA MATERIALE C’è un continuo rapporto tra l’arte e la cultura materiale, non solo perché dalla cultura materiale, secondo una lettura fenomenologica, emergono le forme simboliche che influenzano tutto il sapere e il modo di essere di un’epoca. Per citare solo un esempio, si pensi al rapporto tra la macchina a stampa a caratteri mobili e la nascita della prospettiva rinascimentale. E’ possibile un’analisi della storia dell’arte basata sullo studio dell’evoluzione e dei modi nei quali si articolano le interazioni tra la cosiddetta cultura alta e la cultura materiale; in particolare è parecchio stimolante cogliere come questa relazione influenzi nel tempo le forme dell’arte. Franco Spena
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Testi particolarmente articolati, scorrevoli nella lettura e che meriterebbero una più ampia divulgazione. Marcello