a cura di Giovanna Cavarretta
“L’arte è per sua essenza novità,
anche le opinioni sull’arte dovrebbero essere nuove.
L’unico sistema vantaggioso per l’arte è la rivoluzione permanente”.
Jean Dubuffet
La presenza dell’oggetto come scelta d’espressione artistica e non tradizionale, contraddistingue una parte della ricerca estetica volta ad operare una profonda rivoluzione, o meglio,una frattura del linguaggio convenzionale, aprendo così nuovi orizzonti nella riflessione critica sul reale e sulla natura dell’arte.
Già con Duchamp, gli oggetti che egli definiva ready made, diventano elementi che seppur desunti dalla quotidianità rivelano una dimensione “altra”; presenze atemporali private della loro storicità e funzione pratica per acquisire una ri-destinazione nel complesso sistema dell’arte, un’indagine critico-estetica che iniziata con dadaisti attraversa le avanguardie storiche e le ultime tendenze contemporanee.
Quindi attraverso le preferenze dettate dal gusto, dall’immaginazione e dalla creatività dell’artista,
l’oggetto sedia subisce variazioni, contaminazioni che gli consentono di assumere forme inattese, modificandone la funzione d’uso.
L’originalità di Sucato costituisce un valido esempio di intreccio tra tematiche dadaiste, escludendone l’assunto dissacratorio, ed elementi del movimento avanguardistico del costruttivismo, un processo artistico che tende ad esperire esteticamente l’oggetto, depistandolo dalla sua finalità primaria per caricarsi di una valenza simbolica, di un carattere semantico tale da comunicare nella finezza dello stile l’attualità linguistica.
L’opera di Giuliana si caratterizza per le componenti concettuali, nei quali si evince il netto distacco da tradizioni secolari.
La concezione dell’arte come manifestazione della soggettiva dell’uomo cede il passo alla riflessione, a quel processo mentale distaccato che è proprio del teorico.
La corporeità dell’oggetto nel suo essere “cosa” trascende i limiti di un ordinario snervante per elevarsi a strumento di analisi del rapporto arte realtà, in cui l’elemento libro assume il valore di documento creativo.
Il dato scultore, tratto specifico in Busacca , mette in evidenza l’azione intellettiva dell’artefice.
La sedia si presta ad essere non rappresentazione bensì interpretazione di sé, ponendosi come dato tangibile che stabilisce un continuo divenire fra l’essere e l’universo, spazio e tempo.
Se l’arte è comunicazione intersoggettiva attraverso linee, forme e colori, Barba rivela nella struttura razionale della sua opera , il desiderio di stabilire mediante un ‘idioma singolare, autentico un “equilibrio instabile”, un’armonia formale sorretta dalla determinazione di creare un rapporto dialogico col fruitore.
Il primo dato di percezione immediato quando si osserva un’opera è costituito dai material . Nel corso dei secoli sono stati diversi i quelli utilizzati dagli artisti, presi in natura o elaborati dall’uomo.
Nel caso di Politano l’utilizzo del ferro mette in risalto una matrice di ascendenza etno-antropologica, dando vita ad una sedia- scultura che rimanda ai “reperti” della civiltà contadina, riverberi di forme arcaiche il cui scopo è il superamento di una modernità passata sulla base di informazioni dinamiche, introdotte nella contemporaneità storica, e nel persistere del fascino di una “scultura” irregolare, narrativa, indice di un atteggiamento creativo e personale.
Anche Salamone ricorre alla natura con l’utilizzo di semi di farro, terra cruda e legno, quasi a voler palesare l’intimo rapporto dell’uomo contemporaneo con la natura.
Da qui un raffronto giocato sul piano della rielaborazione e della denuncia contro la sopraffazione dell’inganno tecnologico.
Il lavoro di Spena cela, invece, nell’evidenza di forme flessuose ed etichette fantasiose, una poetica volta a rispecchiare l’accidentalità e l’immanenza dell’oggetto, la combinazione cromatica degli elementi che lo ricoprono, sono chiara testimonianza di uno studio attento alle tematiche delle ultime vicende artistiche, segni di un procedimento operativo improntato sul “qui e ora”, dal quale scaturisce, con un pizzico d’ironia, una ”bellezza nascosta”, non ostentata ma definita.
“Litteram sedes” di Tulumello esprima la concezione transitoria del vivere e del sapere supportata da una cultura postmoderna, che si esplica in una progettualità finalizzata ad arricchire l’oggetto di valenze semantiche, desunte da una metodologia di significati rispondenti ad uno stile che ben si adatta ad inattese contaminazioni.
Le ricerche e le proposte d’intervento estetico svolte nel corso del novecento concordano su un punto fondamentale, ossia che l’artista debba realizzare opere non legate alla tradizione e quindi non mercificabili.
Dunque occorreva che gli oggetti prendessero il sopravvento; occorreva l’esplosione di una società consumista per rendersi conto dell’esistenza di una “popolazione di oggetti” utili e ordinari, pronti per essere rivisitati, trasformati dal genio dell’immaginazione e della creatività.
L’opera di Ferlito mostra nei caratteri originari della forma, il tentativo di liberarsi dai condizionamenti, dalle consuetudini ereditate da una memoria ormai avulsa da vecchie stratificazioni, dove la poetica del silenzio induce ad una visione contemplativa del fatto artistico, contribuendo a definirne le specifiche caratteristiche.
Il predominio del gusto congiunto alla forza espressiva contrassegnano l’opera della Riggi.
Il segno conserva un senso linguistico, un’ondata ritmica che percorre ed unifica l’intera struttura della sedia oggetto, un legamento sensibile tra i diversi stati dell’essere, che si manifesta nell’annullamento di ogni limite o cesura, in una trascrizione armonica del moto dell’esistenza.
L’intento della mostra è quello di presentare una serie di opere elaborate in modo soggettivo ed inusuale da parte di un selezionato gruppo di artisti, che nella loro personale rielaborazione della sedia oggetto, ci offrono uno spaccato degli orientamenti dell’odierna arte contemporanea.
PER LA LUCE…
tra antichità e contemporaneità
mostra a cura di Giuseppe Ingaglio
FORZA D’AGRÒ (ME), CASA DELLA DIVINA BELLEZZA
3 – 25 settembre 2011; apertura tutti i sabati dalle ore 16,30 alle ore 19,30; gli altri giorni su appuntamento telefonico 347.3359327
INAUGURAZIONE SABATO 03 SETTEMBRE, ORE 18,00
Dal 3 al 25 settembre 2011 nella prestigiosa sede della “Casa della Divina Bellezza” di Forza D’Agrò (ME), sarà visitabile la mostra Per la luce… tra antichità e contemporaneità. Si conclude pertanto il percorso itinerante dell’evento espositivo, che è già stato ospitato a Caltanissetta, presso il Museo Regionale Archeologico, a Militello in Val di Catania, presso il Museo San Nicolò, riscuotendo un grande consenso di pubblico.
Promossa dal Sevizio del Museo Interdisciplinare Regionale di Caltanissetta, del Museo “San Nicolò” di Militello in Val di Catania, della “Casa della Divina Bellezza” di Forza d’Agrò, della “Fondazione Pasqua 2000” di Trapani, sarà inaugurata a Forza D’Agrò (ME), presso la “Casa della Divina Bellezza”, sabato 03 settembre alle ore 18,00 la mostra Per la luce… tra antichità e contemporaneità, nella quale saranno esposte lucerne e lampade votive realizzate da artisti italiani. Nel corso della serata interverranno: Giuseppe Ingaglio, Alfredo La Malfa, Rosalba Panvini e Fabio Raimondi.
Il progetto nasce da un’idea di Giuseppe Ingaglio, che ne è il curatore, in collaborazione di Rosalba Panvini, direttore del Servizio Museo Interdisciplinare Regionale di Caltanissetta: attraverso la mostra si è tentato di recuperare nell’oggetto-opera d’arte il rapporto tra collezionismo (sia privato che pubblico) e la funzionalità quotidiana dell’opera d’arte stessa.
La lucerna, così come la lampada, ed in particolar modo la lampada votiva ha rivestito nel corso dei secoli e nelle diverse culture significati, ruoli e funzioni diversificate e disparate, ma da sempre ha costituito il simbolo di un oggetto portatore di luce, e soprattutto di una luce soprannaturale, capace di illuminare non solo l’ambiente circostante, ma anche la sfera interiore degli uomini. Da oggetto d’uso quotidiano, non di rado è stata oggetto di attenzione da parte di artisti nel passato, i quali, accanto ad un considerevole numero di qualificati artigiani, hanno lasciato testimonianza della loro opera nella forgiatura, realizzazione e decorazione di questi oggetti.
Realizzare oggi una lucerna ovvero una lampada votiva, senza escludere, accanto ad un uso quotidiano e laico, quello liturgico come lampada per il Sacramento, è occasione per gli artisti di offrire, ancora una volta, il loro contributo per avvicinare i pubblico, i collezionisti, la critica ad un’esperienza d’arte contemporanea.
OPERE DI:
DANIELE ALONGE, ROSARIO ANTOCI, VALENTINA ARENA, CALOGERO BARBA, EDOARDO BASILE, GIROLAMO CIULLA, CARMELA CORSITTO, RAIMONDO FERLITO, LILLO GIULIANA, CONCETTO GUZZETTA, MICHELE LAMBO, ANTONIO PORTALE, GIUSEPPINA RIGGI, SALVATORE SALAMONE, FABIO SCIORTINO, FRANCO SPENA, GIUSTO SUCATO, LUISA VALENTINI.
Per informazioni
RECAPITO CURATORE: |
prof. Giuseppe Ingaglio
via Puglia 20, 92024 CANICATTI’ (AG)
tel. 0922.851878 – 347.7996510
peppuccio.ingaglio@alice.it
RECAPITO SEGRETERIA ORGANIZZATIVA:
“Casa della Divina Bellezza”
via Roma, 7- FORZA D’AGRÒ
tel. 347.3359327
www.casadivinabellezza.it