La Peste
Palermo – Palazzo Merendino – Costantino – Via Maqueda 217
dal 14 luglio al 15 luglio 2012
Nell’ambito dei festeggiamenti della Santuzza palermitana si è svolto l’evento “La Peste”, mostra d’arte contemporanea su progetto di Alessandro Bazan. L’esposizione è stata inaugurata la sera del 14 luglio ed aperta per invito ad un pubblico ristretto, in concomitanza con il Festino di Santa Rosalia.
Mostra di breve durata purtroppo, si è chiusa infatti il 15 luglio 2012, allestita presso i fatiscenti ambienti di Palazzo Merendino-Costantino costruito nel 1785 -1788 su progetto del Marvuglia, sito in Via Maqueda 217, di cui uno dei tre prospetti, a forma semicircolare fa parte di uno dei Quattro Cantoni di Città ovvero il Teatro del Sole opera di Giulio Lasso.
La mostra è rimasta aperta alla pubblica fruizione solo nel giorno di domenica 15 luglio.
Di grande impatto sono state le opere realizzate “site specific” da artisti che hanno occupato gli spazi con opere plastiche, pittoriche, fotografiche, sonore, installative e perfomative, tra recupero della memoria e contaminazione concettuale.
Meno efficaci le opere pittoriche o grafiche di piccolo formato appese o collocate sui muri degradati che non hanno permesso la leggibilità asettica delle stesse.
L’evento ha dato l’opportunità ai fruitori occasionali di conoscere uno dei palazzi settecenteschi più belli di Palermo che conserva diversi saloni decorati a stucco e affrescati da valenti pittori siciliani come Gioacchino Martorana e Giuseppe Velasco.
Il palazzo, di grande importanza storica, saccheggiato e vandalizzato per oltre un cinquantennio di semi abbandono, è ritornato per soli due giorni di pubblico dominio.
Il percorso della mostra ha permesso un momento di riflessione sulle attuali condizioni in cui versano i palazzi storici dell’intera città, al culmine del suo degrado e della sua evidente atavica decadenza, proprio come indica il titolo della mostra, “La Peste” che ha voluto simboleggiare una condizione nella quale il flagello esiste realmente ancora oggi e impregna tutta l’organizzazione della città, e al contempo si avverte un rinnovato bisogno di un atto culturale forte che la liberi ancora una volta da questo flagello.
Un’azione culturale attivata per mezzo dell’arte contemporanea che si collega alla continuità religiosa che la festa stessa incarna nella sua 388° edizione.
Una parte dei lavori realizzati dagli artisti si sono bene integrati negli ambienti nobili, dalle scale ai vestiboli, dalle nicchie alle stanze dei servizi, opere costruite all’interno delle rovine del Palazzo per dare voce alla condizione in cui esso versa, più che alla singolarità delle opere stesse, nella speranza di sensibilizzare i fruitori dell’evento e spronare tutti ad un cambiamento che si spera debba arrivare.
Calogero Barba
Artisti
Giuseppe Adamo Riccardo Ajossa Sergio Amato Vincenzo Amenduni Paolo Amico Sabrina Annaloro Stefania Artusi Alessandro Bazan Manfredi Beninati Fausto Brigantino Andrea Buglisi Maria Carato Mirko Cavallotto Tania Contorno Francesco Costantino Angelo Crazyone Andrea Curti Francesco Cuttitta Giacomo D’Aguanno Sergio D’Amore Niccolò De Napoli Dimitri Daniele Claudia Di Gangi/Iringó Réti Francesco De Grandi Alessandro Di Giugno Andrea Di Marco Fulvio Di Piazza Martina Di Trapani Teresa Emanuele Fada Full Fare Ala Beatrice Feo Ezio Ferreri Roberto Ferri Francesco Fontana Cristian Gambino Giulio Gebbia Simone Geraci Nino Giafaglione Linda Glorioso Silvia Glorioso Valentina Glorioso Loredana Grasso Laboratorio Saccardi Salvo Lo Nobile Federico Lupo Nora Lux Andrea Mineo/Dario Lo Cicero Alfonso Montana Sebastiano Mortellaro Arrigo Musti Fabiola Nicoletti Marta Ojeda Fernandez Carla Paiolo Gianluca Paterniti Domenico Pellegrino Per Barcley Nicola Pucci Anna Sefora Quartararo Roberto Rinella Giacomo Rizzo Stefania Romano Fabio Sgroi Andrea Stepkova Francesco Tagliavia Croce Taravella Tindar William Marc Zanghi
LA PESTE un progetto di Alessandro Bazan
Comunicazione: Tiziana Pantaleo
Cura: Salvatore Daví
Io non ho visto la mostra e per la verità non me ne importava pressochè nulla di vederla e per la verità a giudicare dalle immagini pubblicate mi sono solo perso di vedere come e con quale arroganza la nobiltà palermitana mette in mostra i propri “stracci” nell’infido tentatito di mendicare pubblici interventi.
La casa dove abito può avere la polvere del tempo, nella casa dove abito si può respirare aria di imposte chiuse da tempo, nella casa dove abito o dove avrei la pretesa di abitare e far visitare, tutto deve essere presentabile a chi mi viene a fare visita. I nobili o finti tali sono una razza che pur essendo estinta dalla nostra costituzione è sempre presente, inetta e arrogante. Mi viene spesso in mente il pernacchio di Eduardo De Filippo, “duca, marchese, conte” e giù un pernacchio che purtroppo non ho mai saputo fare.
Francesco M. Scorsone