SEDIE D’ARTISTA – LICEO ARTISTICO REGIONALE DI ENNA
DAL 20 DICEMBRE 2011 AL 13 GENNAIO 2012
Sedie d’Artista
Artisti:
Calogero Barba, Nicola Busacca, Raimondo Ferlito, Lillo Giuliana, Franco Politano, Giuseppina Riggi, Salvatore Salamone, Franco Spena, Giusto Sucato, Agostino Tulumello.
“L’arte è per sua essenza novità,
anche le opinioni sull’arte dovrebbero essere nuove.
L’unico sistema vantaggioso per l’arte è la rivoluzione permanente”.
Jean Dubuffet
La presenza dell’oggetto come scelta d’espressione artistica e non tradizionale, contraddistingue una parte della ricerca estetica volta ad operare una profonda rivoluzione, o meglio, una frattura del linguaggio convenzionale, aprendo così nuovi orizzonti nella riflessione critica sul reale e sulla natura dell’arte. Già con Duchamp, gli oggetti che egli definiva ready made, diventano elementi che seppur desunti dalla quotidianità rivelano una dimensione “altra”; presenze atemporali private della loro storicità e funzione pratica per acquisire una ri-destinazione nel complesso sistema dell’arte, un’indagine critico-estetica che iniziata con dadaisti attraversa le avanguardie storiche e le ultime tendenze contemporanee. Quindi attraverso le preferenze dettate dal gusto, dall’immaginazione e dalla creatività dell’artista, l’oggetto sedia subisce variazioni, contaminazioni che gli consentono di assumere forme inattese, modificandone la funzione d’uso. L’originalità di Sucato costituisce un valido esempio di intreccio tra tematiche dadaiste, escludendone l’assunto dissacratorio, ed elementi del movimento avanguardistico del costruttivismo, un processo artistico che tende ad esperire esteticamente l’oggetto, depistandolo dalla sua finalità primaria per caricarsi di una valenza simbolica, di un carattere semantico tale da comunicare nella finezza dello stile l’attualità linguistica. L’opera di Giuliana si caratterizza per le componenti concettuali, nei quali si evince il netto distacco da tradizioni secolari. La concezione dell’arte come manifestazione della soggettiva dell’uomo cede il passo alla riflessione, a quel processo mentale distaccato che è proprio del teorico. La corporeità dell’oggetto nel suo essere “cosa” trascende i limiti di un ordinario snervante per elevarsi a strumento di analisi del rapporto arte realtà, in cui l’elemento libro assume il valore di documento creativo. Il dato scultore, tratto specifico in Busacca, mette in evidenza l’azione intellettiva dell’artefice. La sedia si presta ad essere non rappresentazione bensì interpretazione di sé, ponendosi come dato tangibile che stabilisce un continuo divenire fra l’essere e l’universo, spazio e tempo. Se l’arte è comunicazione intersoggettiva attraverso linee, forme e colori, Barba rivela nella struttura razionale della sua opera, il desiderio di stabilire mediante un‘idioma singolare, autentico un “equilibrio instabile”, un’armonia formale sorretta dalla determinazione di creare un rapporto dialogico col fruitore. Il primo dato di percezione immediato quando si osserva un’opera è costituito dai materiali. Nel corso dei secoli sono stati diversi di quelli utilizzati dagli artisti, presi in natura o elaborati dall’uomo. Nel caso di Politano l’utilizzo del ferro mette in risalto una matrice di ascendenza etno-antropologica, dando vita ad una sedia-scultura che rimanda ai “reperti” della civiltà contadina, riverberi di forme arcaiche il cui scopo è il superamento di una modernità passata sulla base di informazioni dinamiche, introdotte nella contemporaneità storica, e nel persistere del fascino di una “scultura” irregolare, narrativa, indice di un atteggiamento creativo e personale. Anche Salamone ricorre alla natura con l’utilizzo di semi di farro, terra cruda e legno, quasi a voler palesare l’intimo rapporto dell’uomo contemporaneo con la natura. Da qui un raffronto giocato sul piano della rielaborazione e della denuncia contro la sopraffazione dell’inganno tecnologico. Il lavoro di Spena cela, invece, nell’evidenza di forme flessuose ed etichette fantasiose, una poetica volta a rispecchiare l’accidentalità e l’immanenza dell’oggetto, la combinazione cromatica degli elementi che lo ricoprono, sono chiara testimonianza di uno studio attento alle tematiche delle ultime vicende artistiche, segni di un procedimento operativo improntato sul “qui e ora”, dal quale scaturisce, con un pizzico d’ironia, una ”bellezza nascosta”, non ostentata ma definita. “Litteram sedes” di Tulumello esprime la concezione transitoria del vivere e del sapere supportata da una cultura postmoderna, che si esplica in una progettualità finalizzata ad arricchire l’oggetto di valenze semantiche, desunte da una metodologia di significati rispondenti ad uno stile che ben si adatta ad inattese contaminazioni. Le ricerche e le proposte d’intervento estetico svolte nel corso del novecento concordano su un punto fondamentale, ossia che l’artista debba realizzare opere non legate alla tradizione e quindi non mercificabili. Dunque occorreva che gli oggetti prendessero il sopravvento; occorreva l’esplosione di una società consumista per rendersi conto dell’esistenza di una “popolazione di oggetti” utili e ordinari, pronti per essere rivisitati, trasformati dal genio dell’immaginazione e della creatività. L’opera di Ferlito mostra nei caratteri originari della forma, il tentativo di liberarsi dai condizionamenti, dalle consuetudini ereditate da una memoria ormai avulsa da vecchie stratificazioni, dove la poetica del silenzio induce ad una visione contemplativa del fatto artistico, contribuendo a definirne le specifiche caratteristiche. Il predominio del gusto congiunto alla forza espressiva contrassegnano l’opera della Riggi. Il segno conserva un senso linguistico, un’ondata ritmica che percorre ed unifica l’intera struttura della sedia oggetto, un legamento sensibile tra i diversi stati dell’essere, che si manifesta nell’annullamento di ogni limite o cesura, in una trascrizione armonica del moto dell’esistenza. L’intento della mostra è quello di presentare una serie di opere elaborate in modo soggettivo ed inusuale da parte di un selezionato gruppo di artisti, che nella loro personale rielaborazione della sedia oggetto, ci offrono uno spaccato degli orientamenti dell’odierna arte contemporanea.
Giovanna Cavarretta